Presbiopia: cos'è e come curarla

Con l’avanzare dell’età, vi è una diminuzione progressiva del potere accomodativo legata alla sclerosi del cristallino.


L’ipermetrope e l’astigmatico cominciano presto a risentire dei disturbi della presbiopia, mentre il miope ne risentirà molto più tardi, e solo se la miopia è di modico grado (inferiore a 3 diottrie).

La diminuzione del potere accomodativo col crescere dell’età avviene secondo uno schema in base al quale, per esempio, il punto prossimo in un bambino emmetrope di 10 anni che si trova a 7 cm dall’occhio, (potenza accomodativa di 14 D) giunge in un emmetrope di 60 anni (potenza accomodativa di circa 1 D) alla distanza di 80-90 cm.
Poiché per il lavoro da vicino (lettura), che si svolge normalmente a 35/40cm, è richiesta una potenza accomodativa di 3 diottrie, un emmetrope non risentirà della diminuzione del potere accomodativo fino a circa 40/42anni.

L’emmetrope verso i 45 anni comincia ad avvertire stanchezza alla lettura e preferisce leggere ad una distanza maggiore di quella normale; ha bisogno di luce molto intensa perché la miosi che ne consegue funziona da foro stenopeico, cioè aumenta la profondità di fuoco.

Occhio normale

Si corregge aggiungendo alla correzione dell’eventuale ametropia, la lente positiva più debole.

A questi primi modesti disturbi conseguono altri disturbi più accentuati quali cefalea, nausea, vertigini.

La presbiopia ha un andamento in genere progressivo, fino all’età circa di 60 anni.

Talora tuttavia, per una cataratta incipiente (miopia d’indice del cristallino), il presbite nota un miglioramento della sua vista per cui mette lenti più leggere o addirittura abbandona gli occhiali.

La correzione ottica della presbiopia si fa prescrivendo in aggiunta alla correzione dell’eventuale ametropia, la lente positiva più debole che consente al paziente di eseguire senza sforzo il lavoro da vicino al quale attende abitualmente.

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Ottica Scamuzzi